Pippo Baudo ha raccontato della malattia che lo ha duramente colpito e dei dolorosi tentativi di cura.
Una patologia ha profondamente colpito il conduttore dei conduttori italiani, lui che si può quasi dire ha inventato la televisione rivoluzionando il modo di fare intrattenimento in Italia: Pippo Baudo è il conduttore televisivo per antonomasia, amatissimo dal pubblico anche oggi che non abita più gli schermi televisivi del nostro paese.
Si è raccontato, e ha raccontato a cuore aperto sulle pagine della rivista Oksalute, periodico dedicato al benessere e alla medicina, dei numerosi interventi chirurgici e le cure cui nel tempo si è sottoposto il grande Pippo.
Lui stesso ha dichiarato che è colpa di questo male se appare più anziano di quello che è in realtà.
Ma in cosa consiste questo male di cui ha sofferto il gran visir della televisione ? Pippo Baudo ha dichiarato che si tratta di una malattia ereditaria e che la sua derivazione genetica, nel caso specifico, deriva da sua madre.
Fortunatamente a questa patologia si può porre rimedio ma per farlo bisogna affrontare patimenti e un percorso lungo e ad ostacoli; Pippo infatti si è sottoposto a ben tre interventi chirurgici.
Nel 1980, per la prima volta: l’operazione si svolse secondo una tecnica francese messa a punto dal professor Puthod. Nello studio parigino del medico si trova in compagnia dei cantanti Elton John e Charles Aznavour.
Purtroppo ad Elton John il tentativo non andò bene e non riuscì a trovare una cura efficace alla sua malattia a causa dei suoi capelli “d’angelo” troppo sottili e fini.
Molti come Pippo soffrono di una forma di alopecia piuttosto aggressiva, tanto che questa è diventata per il conduttore talmente opprimente che si è spinto oltre l’impossibile per trovare un rimedio.
“Solo chi ha la calvizie sa davvero quale complesso sia non avere capelli, che disagio si provi. Non c’è successo professionale o personale che serva a fartelo dimenticare. Non c’è moda che aiuti. È vero, molti giovani vanno in giro con la testa rasata a zero. Ma che c’entra? Loro i capelli, se volessero, ce li avrebbero lunghi e fluenti. Io, stempiato dall’età di 20 anni, mi sono sentito defraudato di qualcosa d’importante. Un calvo, credetemi, sente di avere una diminutio. Per me era anche una questione di immagine professionale. Perché, non c’è niente da fare, la pelata in tv invecchia”.
Tanto che Pippo si è sottoposto ad un intervento dolorosissimo: i medici hanno staccato parti di cuoio capelluto in cui la presenza di bulbi era ancora molto alta affinché potessero essere impiantati nelle zone del cranio dove invece i capelli mancavano. Una sofferenza che no è valsa il risultato, tanto da spingere Pippo a sottoporsi ad un secondo intervento, ma non con lo stesso medico, bensì con un luminare che aveva sperimentato le sue tecniche in Brasile e America: Giuseppe Rosati.
Pippo racconta di “Tre ore sotto i ferri, in anestesia locale” per una operazione di prelevamento singolo di ciascun bulbo pilifero per l’impianto in aree colpite dalla calvizie. Finalmente un successo: l’operazione fu meno dolorosa ma soprattutto ben riuscita.
Di lì a poco Pippo sarebbe tornato a veder crescere i suoi capelli. “È qualcosa di miracoloso, è come se quella piccola radice, attecchita in un’area da tempo deserta, trovasse terra vergine per proliferare. Tre mesi dopo l’intervento la mia testa aveva decisamente un aspetto nuovo” ha proseguito Pippo.
“Pochi anni fa ho fatto l’ultimo intervento di rinfoltimento. Bene anche quello. Consiglio a tutti coloro che vivono male la calvizie la mia esperienza. Ora, tra l’altro, il trapianto di capelli ha costi anche più contenuti, nello standard dei più semplici interventi di chirurgia estetica. Soldi ben spesi, prima che la piazza diventi un male psicologico”.